28 - Scalfari e Guandalini sulla riforma elettorale

06 gennaio 2016

















Scrive Eugenio Scalfari domenica 03 gennaio 2015  a proposito del referendum confermativo della riforma costituzionale in approvazione in  parlamento che: “Supponiamo che su centomila elettori, sessantamila non vadano a votare, il che è assai probabile, e supponiamo che su quarantamila che voteranno, trentamila voteranno in un modo e diecimila in un altro. Questo significa che meno di un terzo del corpo elettorale determina l'andamento politico del Paese, confermando il leader in carica o buttandolo giù dall'arcione. Sembra piuttosto una scena del Don Chisciotte che l'esercizio della democrazia. La conclusione è quella di stabilire un "quorum" per i referendum confermativi che dovrebbe aggirarsi attorno ai due terzi del corpo elettorale. D'altronde, per i referendum abrogativi esiste il quorum del 50 per cento, tanto che molti sono caduti nel vuoto per mancanza di elettori. Il referendum confermativo non dovrebbe fare eccezione. Senza una variazione costituzionale di questo tipo la democrazia è morta; non è importante chi vince o chi perde; senza un "quorum" quale che sia il risultato, la democrazia non c'è più. Che cosa allora bisogna fare?

Il ragionamento sulla mancanza di un quorum obbligatorio per i referendum confermativi é senza dubbio sensato o corretto. Epperò questi sottili ragionamenti appartengono sempre e soltanto a quel novero di personaggi che in 50 anni non hanno fatto nessuna riforma seguendo il principio che la gata fresusa la fa i migni orb. In concreto invece partiti parlamentari lobbies hano sfruttato una normale esigenza di buonsenso per uno scopo assai meno nobile: tenere tutto fermo a loro vantaggio. Il fatto che poi solo 2-3 legislature siano andate a buon fine senza cambiare nulla all’interno é stata l’eccezione di un Paese dove in nome di un bene superiore (sempre e solo noto al voltgabbana di turno) partiti eletti associazioni sindacati ed altre categorie hanno saccheggiato lo stato anche ricattandosi tra di loro.

Secondo me occorre che la Corte costituzionale sia interpellata. Non credo che possa cambiare la Costituzione ma può esprimere il parere che su questo punto sia opportunamente meditato. In quel caso 150 membri del Parlamento o 5 Regioni o cinquecentomila firme di cittadini elettori potrebbero proporre un referendum che chieda un quorum di due terzi degli elettori affinché il referendum confermativo sia valido. Credo che questo sarebbe il solo rimedio disponibile. È comunque incredibile che un referendum o plebiscito che sia possa essere validamente deciso se anche soltanto tre, dico tre, cittadini vadano a votare e tutti gli altri se ne freghino.”.

Questa di interpellare la Corte Costituzionale per trarne un parere in base al quale si inventa una legge non ad opera del Parlamento é una gran bella trovata da TV trash. Perché poi il referendum non sarebbe più confermativo (SI sono d’accordo con la legge oppure NO )ma abrogativo (SI sono d’accordo di abolire la legge oppure NO), ragion per cui nell’urna si dovrebbe votare NO. Che perlomeno diventa un caos farlo comprendere alla maggioranza degli eletori ma questo Scalfari, che sarà pure  anziano ma non é scemo, sa benissimo che é proprio nello sfruttare il caos che si convince l’elettore a non andare alle urne e quindi far fallire la consultazione e abolire così la legge di riforma.












Lo suggerisce Maurizio Guandalini sull’Huffington Post Italia: http://www.huffingtonpost.it/maurizio-guandalini/renzi-corregga-litalicum-al-secondo-turno-devono-andare-i-primi-tre-piazzati_b_8892924.html

Secondo Guandalini l'Italicum è una riforma da blindare al secondo turno con una correzione "politica" di sostanza. Il risultato elettorale in Francia ha dimostrato che il sistema elettorale fa da paravento ai problemi che hanno i due grandi partiti tradizionali. Ma fino a quando? Fare appello al rischio di guerra civile, parole del premier socialista Valls, di fronte alla vittoria del Front National, è stato un rimedio (?!) destinato ad incepparsi (fu usato anche nel 2002 quando Le Pen padre, dopo il primo turno, mandò fuori dalla competizione Jospin e i voti socialisti convogliarono sul gollista Chirac).
Quindi Guandalini suggerisce che al secondo turno ci vadano i primi tre partiti piazzati al primo turno, senza possibilità di ritirare uno dei candidati dalla competizione per far convergere i voti su uno dei due rimasti. A quel punto chi vince governa senza raggiri e accordicchi di favore non certificati alla luce del sole. Sarebbe una azione di chiarezza che rende perfetto l'Italicum e per certi versi nelle sua efficacia lo metterebbe sul piano del sistema americano, tanto evocato dai radicali italiani.
Mi pare un’dea niente male. Ma scommetto che i partiti italiani riescono a farci una torta anche con quel sistema (?!).




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